Una decisione forte che, per rimanere in un parafrasario tipico del settore, determina un radicale cambiamento per quello che è (e che è diventata negli ultimi anni) la comunicazione online. A prendere questa decisione così forte è Twitter, il social network dato per finito da anni ma che invece è sempre pronto a difendersi e a contrastare il binomio Facebook-Instagram.
La presa di posizione del social cinguettante è netta e, visti i tempi, clamorosa: stop alla pubblicità politica sul social!
Che si consideri l’attualità come la “stagione dell’odio” (come vogliono da Sinistra) o l’ennesima farsa di una parte del Potere assai restio a mollare le poltrone (la visione della Destra), non v’è dubbio del fatto che da un paio d’anni a questa parte la politica ha di nuovo infiammato l’anima del popolo italiano. Al di là delle posizioni personali, quello che ci preme sottolineare è come nell’ultimo biennio l’attenzione intorno alla politica e ai suoi esponenti sia aumentata in maniera netta.
Si parla tanto di scandali legati al mondo dei social network (citiamo per esempio il caso Russiagate), così come non si può far finta di non notare come ormai gran parte della propaganda avvenga tramite i social con campagne di migliaia di euro incentrate su un target ben specifico.
Campagne pubblicitarie continue, sparse un po’ ovunque. Un circolo vizioso su cui Twitter ha deciso di porre la parola “basta”! Dal prossimo 22 novembre 2019 non saranno più ammessi gli annunci politici sul social. Stop alle sponsorizzazioni dei protagonisti del mondo politico, ovviamente senza alcuna distinzione tra le parti. Zero assoluto, per tutti. Come si usa dire di questi tempi, la pacchia è finita.
Facile cadere nella tentazione di vedere nella decisione di Twitter una pericolosa limitazione della libertà di espressione. Un’idea che però viene rigettata con forza direttamente da Jack Dorsey, che annuncia come la scelta di Twitter sia totale: non solo gli annunci fatti dai candidati politici, ma anche ogni possibile campagna incentrata su questioni politiche.
Insomma, Twitter non è più un social per politici (semi-cit.). Dal prossimo 22 novembre tutti i protagonisti dell’attuale stagione politica italiana dovranno spingere i propri contenuti su altre piattaforme (un nome a caso, Facebook) e utilizzare Twitter solo per dialogare con i follower tramite semplici tweet organici. Non si tratta di una questione di poco conto, visto che i personaggi più in vista della politica italiana sono molto attivi sul social con tanti tweet giornalieri (a proposito, beccati qualche consiglio per scrivere un tweet perfetto) e migliaia di follower. Facciamo qualche esempio con dati aggiornati a oggi:
- Nicola Zingaretti 471.273 follower
- Matteo Salvini 1,2 Mln follower
- Giorgia Meloni 832.108 follower
- Luigi Di Maio 576.962 follower
- Matteo Renzi 3,4 Mln follower
- Carlo Calenda 188.782 follower
- Giuseppe Conte 296.636 follower
- Maria Elena Boschi 637.271 follower
- Beppe Grillo 2,5 Mln follower
Solo una manciata di nomi, che per altro ognuno di noi sente nominare di continuo. Twitter è ormai da anni terreno di caccia per il consenso, una sorta di Savana in cui i predatori si appostano per acchiappare follower e diffondere la propria visione del mondo. Un modus operandi che Twitter ha deciso, in maniera roboante, di fermare. Per gli annunci a pagamento a tema politico bisognerà rivolgersi ad altri.