L’Italia non è un Paese per innovatori. Una frase a effetto (che riprende il titolo di un importante romanzo di Cormac McCarthy, trasposto poi al cinema dai fratelli Coen) che però spiega bene come l’Italia sia ancora indietro, almeno secondo quanto dicono i numeri, in merito a quel che riguarda l’innovazione dei sistemi di produzione e della gestione del lavoro. Visto che sono ormai diversi anni che ha preso il via quel processo conosciuto con il nome di Industria 4.0 è il caso di dare un’occhiata alla situazione delle aziende italiane, per verificare se la crescita innovativa sia a buon punto o se ancora ci si trovi in uno stadio intermedio.
L’era dell’Industria 4.0
Sono ormai diversi anni che ci troviamo a leggere un po’ dappertutto l’espressione Industria 4.0 che rappresenta, in un certo senso, un ulteriore passo di un processo evolutivo che esce fuori dalla dimensione umana per andare nel settore della tecnica. Si tratta in pratica dello sviluppo che il settore industriale sta conoscendo, poggiando il tutto sulle nuove tecnologie e su una cultura digitale che continua a espandersi in tutte le zone del pianeta.
Per avere successo in un mondo interconnesso e collegato h24 serve rivedere ogni singola certezza su cui basare il proprio lavoro. Ecco perché è indispensabile aumentare il livello di conoscenze e, soprattutto, poter effettuare investimenti per l’acquisto di nuove macchine e di formazione in conoscenza digitale.
Come sono messe le imprese italiane?
A una prima occhiata, sembra che l’Italia non abbia nulla da invidiare alle Nazioni più ricche e avanzate del mondo. Quando però andiamo a dare uno sguardo ai numeri, freddi ma inossidabili portatori di verità incontrovertibili, allora ci accorgiamo che la situazione non è poi così rosea.
Per carità, nessuno qui sta dicendo che il nostro Paese sia bloccato a una realtà sorpassata. Tutt’altro. Le nostre imprese stanno dimostrando con i fatti di aver compreso appieno la necessità di fare un passo in avanti, solo che sembra che manchi ancora qualcosa per poter raggiungere un livello pieno e completo.
Come accennato poco prima, sono i numeri che parlano chiaro e che lasciano poco spazio alle diverse interpretazioni degli eventi. L’indagine EY Digital Manufacturing Maturity Index 2019 sottolinea come poco meno del 15 % delle imprese italiane abbia raggiunto una piena realizzazione in ottica 4.0, mentre la grande percentuale che resta si dimena tra un piano d’innovazione accennato e lontano dall’essere completo.
Ciò che sembra impedire la crescita in quest’ottica va ascritta alla difficoltà nell’individuare figure professionali preparate. Si evince quindi che, in buona sostanza, la grande difficoltà che sta frenando l’Italia sia proprio l’ancora troppo bassa cultura generale in ottica digitale e tecnologica.
Innovazione tecnologica e digitale, la strada per il futuro
Le difficoltà delle imprese italiane debbono essere superate, perché il percorso che porta l’innovazione deve essere completato per continuare a essere competitivi sui mercati. Sono dunque essenziali gli investimenti in robotica, intelligenza artificiale e tutto ciò che comporta la crescita tecnologica delle industrie. Oltre alle macchine, è ancora più imprescindibile aumentare le conoscenze in ambito digitale.
In questo quadro di cultura digitale e innovazione 4.0, giocano un ruolo di primissimo piano gli hosting provider. Grazie alle soluzioni di hosting (e ai piani più performanti, come Server Dedicati e VPS) è possibile creare piattaforme web per addentrarsi nel mondo virtuale e digitalizzare il lavoro.
Gli imprenditori non possono più esimersi dall’effettuare investimenti sia in servizi web che in dispositivi tecnologici più evoluti. Sottolineiamo anche le spese che bisogna fare per la formazione di coloro che dovranno “lavorare sul campo”, vero tallone d’Achille allo stato attuale.
Conclusioni
Per quanto possa essere difficile, la strada dell’Industria 4.0 è l’unica che possa permettere al nostro Paese di essere competitivo con le superpotenze mondiali. Per poter far questo occorre investire in innovazione e formazione. Solo così si potrà aiutare chi in questo processo dimostra di essere ancora in difficoltà (come le PMI).