Aumento costi domini .org, non si placano le proteste

Un vero e proprio terremoto sta mettendo a soqquadro il settore dei domini internet nell’ultimo mese, con una valanga di proteste online che non accennano ad arrestarsi. Stiamo parlando dello sconquasso provocato dall’aumento costi domini org, una notizia che ha minato le certezze economiche di tanti professionisti che non hanno perso tempo per mettere in risalto il proprio malcontento.

In questo articolo spieghiamo rapidamente cosa ha provocato questa valanga di lamentele che sta infuocando il web.

Aumento costi domini .org, cos’è successo

È passato un mese dalla decisione dell’ICANN che, in un certo senso, ha dato il via al marasma di cui abbiamo parlato in apertura. Lo scorso 4 luglio, infatti, l’ICANN (l’ente che si occupa della gestione dei nomi a dominio di primo livello) ha effettuato il rinnovo del Registry Agreement con il Public Interest Registry per l’estensione .org. Tutto questo, togliendo il cosiddetto price cap, che corrisponde a una sorta di soglia da non oltrepassare per il costo dell’estensione.


Una volta tolto questo “freno”, il costo dei domini .org rischia di salire in maniera esponenziale.

Un aumento dei costi, quello dei .org, che potrebbe comportare notevoli difficoltà per le aziende che forniscono servizi web di domini e hosting.

È stato proprio un provider, nella fattispecie Namecheap, a mettere in evidenza la problematica attraverso un post in cui si richiede all’ICANN di fare un passo indietro.

Non si placano le polemiche

Secondo alcuni, in particolar modo coloro che sono vicini all’ICANN, assicurano che l’eliminazione di price cap non porterà a grandi cambiamenti dal punto di vista dei costi. Nonostante queste parole al miele, la preoccupazione dei provider (terrorizzati dall’idea di non poter fornire più il .org a causa dell’aumento dei prezzi) non si placa. Sono soprattutto le aziende “normali”, ovvero quelle distanti dalle ciclopiche dimensioni dei provider più famosi al mondo, a porre la questione sul tavolo.

Una decisione che crea un precedente pericoloso e che rischia di far perdere a tante aziende la possibilità di fornire il .org, un’estensione importante e molto ricercata online. L’aumento costi domini org comporterà in futuro un effetto a catena anche sulle altre estensioni? Cosa succederà se anche altre estensioni importanti, come il .com, subiranno dei rincari?

Per ora si parla solo di possibilità teoriche, senza alcuna attinenza con la realtà fattuale. Dal canto suo, l’ICANN dimostra di non avere nessuna intenzione di tornare indietro.

A chi serve un dominio con estensione .org

Il motivo di tanto clamore per la (possibile) impennata dei costi del .org porta a una domanda fondamentale: perché tutta questa attenzione nei confronti di quest’estensione?

Possiamo rispondere a questa domanda sottolineando come il .org sia una delle estensioni più importanti in assoluto.

Un dominio .org fornisce un’aria di grande professionalità a un sito internet che vuole dimostrare di essere affidabile. Se fino a qualche anno fa il .org era orientato esclusivamente al mondo delle organizzazioni e associazioni senza scopo di lucro, oggigiorno è una soluzione che può essere adottata da chiunque.

Il .org è tra le prime 10 estensioni più usate al mondo. – Fonte immagine: Verisign

estensioni dominio piu usate al mondo

A chi serve un dominio con estensione .org? Essendo una delle prime estensioni a essere disponibili sul web, il .org dona un’aria di massima serietà a un sito internet. In particolar modo, il .org può essere utile per quelle attività che puntano sul concetto di condivisione. Pensiamo per esempio alle community online o ai siti web orientati al mondo della cultura, alle attività sociali e altro ancora.

Conclusioni

I provider protestano. L’ICANN, conscio del suo ruolo di leader, non accetta di tornare sui propri passi. Gli utenti iniziano a preoccuparsi per possibili rincari che porteranno all’abbandono dei domini .org. Un vero e proprio “casotto” che ci porta a una considerazione umoristica (fino a un certo punto): ma ne sarà valsa davvero la pena?

Ai posteri l’ardua sentenza.

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